Ricettario di Bordo: Guinness Stew

(Abbiate fede. Ora parte un flusso di coscienza – o uno sproloquio – di durata biblica. Ma alla fine si arriverà ai fornelli.)

“Amo viaggiare” è una frase probabilmente un po’ banale: in effetti credo siano poche le persone a cui non piaccia, nonostante il concetto stesso di viaggio possa essere declinato in infinite modalità (o forse proprio per questo). Per quanto mi riguarda ho avuto fasi alterne: da bambina e da giovanissima ho fatto molte vacanze ma andavo spesso nelle stesse località di villeggiatura, non ho viaggiato molto. I miei erano viaggi mentali o addirittura viaggi dell’anima. Invidio la ragazzina che sono stata, nonostante abbia avuto periodi felici intervallati a periodi davvero duri (le scuole medie mi hanno scossa talmente tanto da avermi lasciato ferite e strascichi fino ad oggi, me ne rendo sempre più conto), la invidio perché quella ragazzina sapeva estraniarsi, dimenticare tutto e volare ovunque, sapeva prendersi lo spazio del silenzio e della solitudine e girovagare in spazi reconditi, a volte estranei ed immaginifici, a volte assolutamente intimi quanto intangibili. Quando il pragmatismo e a volte il cinismo mi hanno radicata con crudele decisione nella realtà ho iniziato ad avere voglia di vedere posti nuovi ma ci ho messo un bel po’ a prendere il via e per anni, anche per l’enorme pigrizia di chi allora mi stava accanto, ho potuto aggiungere poche mete alla mia lista. Per sottile ironia ho iniziato a darci dentro quando sono stata di nuovo sola e non mi sono mai sentita meno sola in vita mia. Da allora non posso dire di essere diventata una globe trotter (anzi per certi versi sono diventata una pantofolaia, ho due anime, quella agitata e quella pigra che si danno fieramente battaglia!) ma ho preso il ritmo…

E ogni viaggio ha portato nella valigia del ritorno piccoli scrigni di ricordi, molti di questi legati al cibo. Da qui la decisione di iniziare una nuova serie di post, Il Ricettario Di Bordo!

Inizio da un weekend a Dublino dell’anno scorso, in Ottobre, una scoperta! Sono andata con tre colleghi, due già conoscevano e amavano la città, io e un’altra invece non c’eravamo mai state e per quanto mi riguarda non avevo curiosità particolari che mi avessero mai spinto a inserire l’Irlanda tra le mie mete dei desideri. L’unica cosa che mi avesse mai legata all’Irlanda prima di allora era la mia fissazione di vestirmi di verde per San Patrizio. La sera del nostro arrivo, dopo una giornata di lavoro, un viaggio in macchina fino ad Orio, il volo e una corsa in taxi per raggiungere l’hotel avevamo ancora abbastanza energie per lanciarci al Temple Bar…e anche se mi sono divertita non ero ancora convinta che la città fosse particolarmente memorabile. I giorni successivi invece mi sono ricreduta… il cielo di Irlanda, che in barba alla canzone mai avrei creduto così volubile ed incantevole, le scogliere uscite da un romanzo delle sorelle Bronte, il paese marinaro di Howth, i parchi, i pub con la musica dal vivo e la Guinness…Dio, i pub!!! Ho lasciato il cuore al Quay’s Bar, sia per l’intrattenimento musicale con band che “X-Factor levàte”, sia per l’atmosfera libera e friendly sia per…il cibo! Ho fatto una scorpacciata del celebre Guinness Stew (ovvero lo spezzatino con la celebre birra scura) accompagnato con le mashed potatoes e il pane nero servito con il burro locale. Era da tanto che volevo riprovare quel sapore, pertanto ho approfittato di una cena di famiglia per cimentarmi. È venuto davvero buono… molto simile ma non esattamente uguale a quello che ho gustato lassù… sicuramente ci saranno delle repliche, d’altro canto forse è impossibile replicare quei sapori perché il condimento più importante è l’atmosfera e quella purtroppo non la posso clonare (anche se devo dire che nel paesino dove vivo, Thiene, l’anno scorso per San Patrizio mi sono sentita molto vicina a Dublino… tre pub irlandesi zeppi di gente nel raggio di un chilometro hanno fatto il proprio dovere).

Ecco quindi anche a voi il Guinness Stew, la mia ricetta è questa (con un chilo di carne ho sfamato abbondantemente 6 persone e ne ho avanzato almeno due porzioni).

Ingredienti:

  1. 1 kg di campanello bovino
  2. 2 patate
  3. 3 carote
  4. 1 cipolla
  5. 1 spicchio d’aglio
  6. 1 bottiglia di Guinness da 330 ml
  7. Farina q.b.
  8. Mezzo bicchiere di salsa di pomodoro
  9. 3 bicchieri di brodo
  10. Un cucchiaino di cumino essiccato
  11. Mezzo cucchiaio di paprika
  12. Sale e pepe q.b.
  13. 70 gr di burro

Taglio la carne a cubetti di tre cm di lato e la infarino molto bene. Mondo e trito molto grossolanamente la cipolla. Taglio a metà l’aglio, elimino il filamento centrale e lo schiaccio. Sciolgo il burro in una profonda casseruola, aggiungo la carne e la faccio sigillare rosolandola per 15 minuti, quindi verso la cipolla tritata e lo spicchio d’aglio, salo il tutto mescolo bene, lascio appassire la cipolla per qualche minuto quindi verso la passata, la paprika e il cumino, amalgamo e lascio cuocere per altri 5 minuti. In quel tempo sbuccio carote e patate, quindi taglio le carote a rondelle spesse e le patate a cubetti.

Trasferisco la carne in un’altra casseruola cercando di lasciare più sugo possibile sul fondo della prima pentola, verso la Guinness, mescolo la birra agli umori della carne e lascio evaporare l’alcool, quindi aggiungo il brodo. Nella seconda casseruola aggiungo carote, patate, verso quindi il sugo alla Guinness che ho ottenuto, quindi faccio stufare a fuoco basso per almeno due ore con il coperchio e mescolando spesso.

Ho servito lo spezzatino ben caldo accompagnato con un ricco purè.

Vi è piaciuto questa prima pagina del mio Ricettario Di Bordo? Ne aggiungerò presto altre!!!

That’s all folls!

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